. Lo spreco alimentare costa 2.060 miliardi nel mondo

Lo spreco alimentare costa 2.060 miliardi nel mondo

lotta allo spreco alimentare – Più di 8 miliardi di euro di cibo all’anno vengono gettati nella spazzatura in Italia, dove lo spreco domestico vale lo 0,5% del nostro Pil.
A livello globale ogni anno lo spreco di cibo vale una volta e un terzo il Pil italiano, ovvero circa 2060 miliardi euro.

Ma dove si spreca davvero, e perché? Secondo il nuovo sondaggio Waste Watcher – Knowledge for Expo che ha coinvolto 1000 famiglie italiane, a sprecare di più sono i supermercati e la grande distribuzione (36%), seguiti da ristoranti (18%), famiglie (15%), mense scolastiche (12%), ospedali (11%) e mense in generale (8%).

Ma si tratta di una percezione falsata, secondo Andrea Segrè, fondatore di Last Minute Market e presidente del Programma nazionale di prevenzione dello spreco alimentare avviato dal ministero dell’Ambiente nell’ambito del Piano nazionale di Riduzione dei Rifiuti. “Il 36% degli italiani incolpa innanzitutto i supermercati e la grande distribuzione: eppure – sottolinea Segrè – è nella pattumiera di casa che ogni anno bruciamo cibo per oltre otto miliardi e mezzo di euro”.

Il Rapporto 2014 Waste Watcher – Knowledge for Expo é stato presentato i giorni scorsi da Andrea Segré e dal presidente di SWG Maurizio Pessato alla presenza del Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali con delega per Expo Milano 2015 Maurizio Martina.

Spreco Zero“Non sprecare” è l’appello che il 63% degli italiani rivolge al proprio Paese, l’auspicio per un’Italia futura più parsimoniosa soprattutto in campo alimentare. Un’Italia che oggi si presenta tendenzialmente attenta agli sprechi e che è migliorata rispetto al 2013, sa leggere le etichette e controlla se il cibo scaduto è ancora buono prima di gettarlo (lo fa l’81% degli italiani).

Ma tornando al sondaggio, gli italiani intervistati hanno individuato nell’eccesso di acquisti la causa principale dello spreco domestico (49%), seguita dall’incapacità a conservare gli alimenti (38%) e dalla cattiva abitudine a cucinare troppo (12%). Ma c’è anche chi dà la colpa alle offerte (10%), a cibi venduti già vecchi (8%) e a tempi troppo lunghi tra una spesa e l’altra che fanno deteriorare i cibi (7%).

Il problema dello spreco alimentare è comunque molto sentito: il 44% ritiene che la quantità di cibo che giornalmente viene buttato via sia “grande” (con un +10% rispetto al 2014, a dimostrazione delle crescente sensibilità sull’argomento), il 34% la ritiene “piccola” ed è “moderata” per il 22%. Comunque, l’83% si dichiara “molto” e “abbastanza” preoccupato per lo spreco alimentare, è poco preoccupato il 16% e solo il 2% per nulla preoccupato.

Ma cosa si spreca di più? Il 45% della frutta e verdura, il 30% del pesce e il 20% della carne. E tutto questo “mentre 10 milioni di italiani vivono e si alimentano in condizioni di povertà”, sottolinea Segrè per il quale la soluzione è nell’educazione alimentare. “Chiediamo venga inserita come materia di insegnamento nelle scuole e affiancata da una capillare campagna di comunicazione per i cittadini”, aggiunge.

tavola cibo persone“Quattro italiani su cinque (il 77%) insegnano ai loro figli innanzitutto a non sprecare il cibo. Prevenire, quindi, è molto meglio che punire: la proposta di legge francese colpevolizza un anello della filiera alimentare che da 20 anni ha avviato progetti concreti di recupero delle eccedenze. E infatti lo spreco della distribuzione si attesta al 3,3% dello spreco globale di cibo in Italia”.

L’educazione riveste un ruolo fondamentale per gettare le basi di un futuro migliore. Come ha ricordato anche il Ministro Maurizio Martina: “Uno dei grandi temi che anche Expo Milano 2015 sta sviluppando è portare l’educazione alimentare nelle scuole, attraverso un programma educativo che includerà anche l’educazione sugli sprechi domestici”.

Un tema preliminare perché “se è vero che dobbiamo ‘Nutrire il Pianeta’ e se è vero che, con l’aumento della popolazione, la produzione dovrà aumentare del 60% (come dicono i dati FAO) e che sprechiamo un terzo di questa produzione, allora dobbiamo ripartire dalla prevenzione e dall’attenzione agli sprechi” afferma Andrea Segré.

Dare valore al cibo, ristabilire l’importanza della sua qualità ci potrebbe forse far riscoprire e riapprezzare la nostra identità umana e sociale. “Perché sprechiamo l’equivalente di 8 miliardi di euro in cibo?” continua Segré. “Perché non diamo più valore al cibo e dobbiamo impegnarci a combattere la perdita di questo valore, più che lo spreco in sé. E’ una lotta che ci porterà a restituire valore al cibo e alle relazioni. Se gettiamo nella spazzatura una confezione danneggiata lo facciamo perché è diversa. Noi rifiutiamo il diverso. Per migliorare dobbiamo invece lavorare in questa direzione: promuovere le relazioni umane attraverso i beni”.

08 giugno 2015

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