. L'agricoltura del futuro: 5 startup dal fico d'India al mangime di qualità

L’agricoltura del futuro: 5 startup dal fico d’India al mangime di qualità

agricoltura sostenibile – Dalla gestione dei micro-allevamenti nell’Africa sub-sahariana all’utilizzo delle potenzialità nascoste dei fichi d’India: cinque progetti di startup, aziende e centri di ricerche sono stati premiati in occasione del ‘Sustainable Technologies and Cooperation in Food and Agriculture & Unido International Award 2015’, organizzato dalla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del ministero degli Affari Esteri, in collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche ed Unido Italia.

Le tecnologie sostenibili e la cooperazione nell’agroalimentare a Expo Milano 2015 hanno caratterizzato la giornata di ieri, la premiazione dei progetti si è tenuta all’Auditorium di Cascina Triulza.
Protagonistca assoluta l’innovazione nell’utilizzo delle risorse agricole.
Cinque i vincitori nelle varie categorie.

Vincitori nella categoria ‘Assoluti’

FOODWA Solwa srl
Sistema  innovativo  ed autonomo  ad energia  solare per  l’essiccamento  di  biomasse  alimentari  (frutta, FOODWA Solwa - energia solareverdura, pesce e carne) al fine di migliorare la loro conservazione in un’ottica di commercializzazione o estrazione  di  olii  essenziali  utili  all’industria chimica  e  cosmetica.  Foodwa  è  in  grado  di  essiccare  in maniera sicura, igienica e veloce i prodotti destinati al consumo umano o industriale.

Jellyfish Barge – Pnat srl (Italia)
Sistema in grado di produrre alimenti senza il consumo del suolo, di acqua dolce e di energia chimica. Si tratta di una serra modulare galleggiante al cui interno un sistema di coltivazione idroponica garantisce un risparmio del 70% di acqua rispetto alle colture tradizionali grazie al riciclo dell’acqua. Inoltre, grazie all’energia solare, la serra è anche in grado di produrre acqua pulita (fino a 150 litri al giorno) da acqua salata, salmastra o inquinata. L’energia che fa funzionare Jellyfish è fornita da  pannelli  fotovoltaici, mini turbine eoliche e un sistema che sfrutta il moto ondoso per produrre elettricità.

Burundi Smallholders’s Livestock Network BUSLIN – André  Ndereyimana – Università  Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza (Burundi/Italia)
In  molti paesi  dell’Africa  sub-sahariana  circa  il  70%  della  popolazione  soffre  di  malnutrizione  e sottoalimentazione,  e  di  questo  circa  l’85%  non  ha  accesso  a  proteine  facilmente  assimilabili,  ovvero quelle  di  origine  animale.  La  startup  BUSLIN  ha  sviluppato  un’innovazione  gestionale  per  la  catena agroalimentare,  specializzandosi  nella  produzione  e  commercializzazione  degli  alimenti  di  origine animale  tramite  una  rete  capillare  di  produttori  familiari  rurali  e  peri-urbani.  In  misura  proporzionale alle capacità ed alle risorse proprie, ogni famiglia si impegna ad allevare animali seguendo le prassi della startup,  la  quale  assume  a  sua  volta  il  rischio  sul  capitale  investito  e  garantisce  assistenza  tecnico-finanziaria.

Vincitori nella categoria ‘Under 35’

Cattle Mettle – Nikhil Bohra – Krimanshi Technologies Private Limited (India)
Il progetto  ha  l’obiettivo  di  sviluppare  una  linea  di  produzione  e  fornitura  di  mangime  di  qualità, accessibile e a basso costo per l’allevamento dei bovini, parte integrante dell’economia rurale  in  molti paesi. Il foraggio individuato si basa sul prodotto dell’alfico d'indiabero Mesquite (Prosopis juliflora), considerato una specie invasiva e diffuso in India come in molti altri Paesi in via di sviluppo, anche semiaridi.

Vincitori nella categoria ‘Donne’

Valorizzazione dei frutti di fico d’india (Opuntia ficus indica L. Miller) per una produzione eco-sostenibile e di qualità – Rosa Palmeri –Dipartimento di Agricoltura Alimentazione e Ambiente – Università di Catania
Alla  base  del  progetto  vi  è  la  considerazione  che  la  cactacea  sicuramente  più  conosciuta,  diffusa  e apprezzata nel mondo, il fico d’india, non sia sufficientemente sfruttata per le reali potenzialità dei suoi frutti (sia la polpa che i sottoprodotti derivanti, semi e bucce per uso umano ed animale). Il processo di
lavorazione innovativo proposto è composto da semplici operazioni unitarie che permettono di avere un prodotto  nutriente  che  rispetto  al  frutto  fresco,  altamente  deperibile,  possa  conservare  tutte le caratteristiche originarie ed avere una shelf life di oltre 12 mesi senza bisogno di frigo conservazione in modo da allungarne la disponibilità sul mercato a tutto l’anno.

27 agosto 2015

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