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I cibi che si consumano in vacanza, quali sono davvero sostenibili

cibo e sostenibilità – Paese che vai sostenibilità che trovi. Le vacanze ci permettono di conoscere realtà territoriali diverse e di scoprirne i piatti ed i cibi locali.
Ma quali sono davvero sostenibili.
Il parallelo vede un confronto aperto fra pizza, fish and chips, paella e cous cous, piatti a base di legumi e di carne.

Molti paesi si rivelano virtuosi e propongono a tavola una concreta sostenibilità alimentare che è frutto di una politica anti spreco e di scelte intelligenti che intendono favorire l’agricoltura sostenibile.

A fare i conti e scoprire le carte è la Fondazione Barilla che, insieme all’Economist Intelligence Unit, ha realizzato una classifica visibile attraverso il Food Sustainability Index (FSI).

I piatti esaminati attraverso il Carbon Footprint

I piatti presi in esame dalla Fondazione Barilla sono stati controllati attraverso il Carbon Footprint (quantità di gas serra emessi per la sua produzione – espressa in grammi) e il Water Footprint (acqua utilizzata – espressa in litri), ma anche in base alla quantità di terreno che si rende necessaria per produrre gli ingredienti.

Un piatto risulta un peso per l’ambiente quando per produrlo è indispensabile un consumo maggiore di terreno ed uno smodato uso di risorse.

A tutte le ricette è stato abbinato un colore e una collocazione nella Piramide ambientale. Se il rosso è sinonimo di un incisivo impatto ambientale il verde indica una chiara e limpida sostenibilità.

I legumi, campioni di sostenibilità

A vincere nella classifica della sostenibilità sono i piatti a base di legumi.
Un esempio tipico di sostenibilità sono i falafel, piatto a base di ceci che si consuma in Israele e nei Paesi mediorientali quali Egitto e Libano.
I falafel si posizionano all’apice della classifica, contraddistinti dal colore verde perché una porzione produce soli 101 m2 di CO2.
I falafel, che non pesano troppo sull’ambiente, si rivelano un ottimo piatto perché incentivano l’uso dei legumi, vantano un ottimo contenuto di fibre e proteine.

I legumi sono un ingrediente base anche del cous cous. La versione tradizionale marocchina si posiziona nell’area arancione, infatti non risulta però particolarmente leggera per il pianeta per la presenza di carne di agnello ma non solo. Per gustarne 100 grammi si consumanto 548 litri d’acqua, rispetto alla versione vegetariana che invece necessita di soli 50 litri d’acqua a porzione.

Pizza, fish and chips e paella

La pizza, nonostante sia un alimento completo per il contenuto di carboidrati, proteine e grassi, non è campione di sostenibilità e vanta una posizione intermedia.
Per realizzare la tradizionale margherita si impegnano 2,46 m2 di terreno. Inoltre la pizza ha un Carbon Footprint di 652 e un Water Footprint pari a 412.
Meglio consumare pizze a base di farine di tipo integrale o semi integrale.

Fish and chips piatto tipico anglosassone si posiziona a metà della classifica, ma si rivela meno salutare della pizza.
In Francia la cucina vede una netta predominanza di carne e latticini ma optando per una scelta leggera considerate l’insalata nizzarda che vanta fra gli ingredienti fagiolini, peperoni, tonno e uova.
100 grammi di nizzarda pesano sull’ambiente 64 grammi di CO2, ottenendo un bollino verde scuro nella Piramide ambientale.

In Spagna potrete gustare un’ottima paella, perfettamente equilibrata dal punto di vista nutrizionale per la presenza do proteine del pesce e della carne, di fibre delle verdure e carboidrati senza glutine del riso. Si tratta di un piatto in buona posizione, per realizzarne 100 grammi servono quasi 2 m2 di terreno e 241 litri d’acqua.

Le coste europee poco sostenibili

In tema di alimentazione paesi come la Grecia e la Croazia possono fare molto di più perché oggi occupano una posizione medio-bassa.
A vincere in sostenibilità è la moussaka, una salata a strati, con patate, melanzane, carne e besciamella, tipica della Grecia. Il piatto necessita di
241 litri di acqua per 100 grammi.

La pašticada piatto tipico della Dalmazia a base di carne di vitello prevede un consumo a porzione di 15 m2 di terreno e 2.300 litri d’acqu

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