. Energie rinnovabili al palo: diminuisce domanda, crescono impianti e offerta - Verdecologia

Energie rinnovabili al palo: diminuisce domanda, crescono impianti e offerta

energie rinnovabili al palo – Diminuisce la domanda ma impianti e offerta, in Italia, sono cresciuti oltre il necessario. In quattro anni, dal 2009 al 2012, a fronte di ricavi cresciuti complessivamente dell’11,6% (quasi 20 mld) per effetto degli investimenti messi in produzione, gli utili sono calati del 4,5% nel 2012 per la riduzione della redditività. Nel 2010, dopo il boom, erano cresciuti del 6,3%. E’ la fotografia fornita dai dati dell’Oir, l’Osservatorio internazionale sull’industria e la finanza delle Rinnovabili che calcola anche un’Ebitda complessivo in contrazione: +2,5% nel 2012 rispetto al +14,9% registrato nel 2011.

Anche la posizione finanziaria netta del cluster delle rinnovabili in Italia è altalenante, in crescita nel 2012 del 9,5% (nel 2010 -15%). Gli operatori del settore si sono trovati in Università Bocconi a Milano per un workshop dedicato all’argomento organizzato dall’Osservatorio e dallo Iefe (Istituto di economia e politica dell’energia e dell’ambiente).

“C’è un mito da sfatare sulle rinnovabili: che diano profitti sicuri e che la crescita sia costante“. Non ha usato giri di parole il professor Andrea Gilardoni per descrivere la situazione, in pieno ribollimento per l’arrivo del decreto del Fare 2 e la proposta del ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato di diluire negli anni il peso degli incentivi al fotovoltaico, coprendoli con l’emissione di un bond.

Gli investimenti mondiali nelle Fer, Fonti energetiche rinnovabili, sono in calo: sempre secondo i dati Oir, da un picco di 244 mld di dollari del 2012 si è passati ai 193 mld del 2013. Il costo di investimento unitario medio (dollaro per kW) è stimato raggiungere i 1.841 dollari per kilowatt nel 2013, a fronte dei 2.838 nel 2010. E questo, anche per la riduzione del costo degli impianti. L’Italia, ‘ex’ leader globale nelle energie rinnovabili, intanto, si è vista sfilare posizioni di comando da altri Paesi emergenti, come Cina, Brasile e India. E mentre iAbb - solarel mercato cresce nel Medio oriente e in Asia occidentale, in Europa cala inesorabilmente. “La competizione internazionale – dice Gilardoni – è sempre più agguerrita: servono sistema e dimensioni più rilevanti“.

Le proposte del Governo sono al centro degli interrogativi delle aziende presenti, da Kinexia, Rwe, Erg, Terni Energia, fino a E.On e Enel Green Power. Se per alcuni “pacta sunt servanda”, Per Francesco Starace, Ad di Enel Gp, la proposta di Zanonato è “perfetta, facile e non impatta su temi legali impossibili o retroattività”. Anche per Pietro Colucci (Kinexia), “la strada è quella giusta”. In sostanza, in un’ottica di ‘divisione dei compiti’ tra pubblico e privato la questione sollevata dall’imprenditore è: perché continuare con gli incentivi se le imprese attive nel segmento rinnovabili non fanno più utili?

La proposta del ministro Zanonato punta ad alleggerire la bolletta riducendo gli oneri delle rinnovabili (componente A3): gli incentivi sarebbero diluiti in 30 anni invece che nei 20 già stabiliti per legge. Per stabilizzare il peso dei sussidi alle rinnovabili si ricorrerebbe all’emissione di un’obbligazione di 3 miliardi di euro e con un interesse del 4% annuo.

“Il mio sogno – dice Umberto Tamburrino, ceo di Antin Solar Investments – è che il presidente del Consiglio un giorno dica che le regole non si cambiano per i prossimi 3,4 anni”. A parlare di regole, anche Guido Bortoni, presidente dell’Autorità per l’Energia elettrica e il gas che difende la delibera 281 e sostiene: “La politica degli incentivi è destinata a calare drasticamente. I mercati dell’energia devono essere affiancati dai mercati della capacità affinché la tenuta del sistema elettrico possa reggere”.

Altro discorso vale per le opportunità delle imprese italiane all’estero. “Non abbiamo in Italia strumenti che consentano agevolazioni e strutture finanziarie necessarie per quando le piccole medie imprese vanno all’estero”. A sostenerlo è Stefano Neri, presidente e Ad di Terni Energia. In generale, per chi voparco eolico Erg2lesse intraprendere la strada dell’internazionalizzazione, secondo gli esperti e lo stesso rapporto dell’Oir, ci sono mercati “più che promettenti”.

Paesi che hanno ‘fame’ di energia sono, ad esempio, i Balcani, l’India, il Medio Oriente, l’America Latina, l’Africa del Sud e il Mediterraneo in generale. “Si tratta di Paesi con obiettivi molto ambiziosi in termini di potenza installata e ciò fa sì che il mercato delle rinnovabili sia in forte crescita. Anche se a livello globale si assiste a una riduzione degli incentivi – si legge nel rapporto Oir – sono soprattutto il basso costo della manodopera e dei componenti a spingere le aziende verso nuovi mercati ancora lontani dalla saturazione”.

Per Riccardo Monti, presidente dell’Ice, non bisogna abbandonare un settore “che è stato l’unico elemento, negli ultimi anni, a generare sviluppo nel meridione del Paese”. Più “drammatico” è l”energy divide’ più il mercato “diventa interessante”. Nei Paesi africani, oltretutto, “se lo Stato è equity investor di un’azienda che decide di investire, quest’ultima sarà più garantita e protetta dai rischi”.

25 settembre 2013

Scritto da

Nessun Commento.

Lascia un Commento

Commento