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Da Ecomondo la richiesta per il 2015: anno contro lo spreco alimentare

lotta allo spreco alimentare – E’ una richiesta che arriva da lontano, quella dell’istituzione di un ‘Anno europeo contro lo spreco alimentare‘: dalla Dichiarazione congiunta che la campagna europea “Un anno contro lo spreco” aveva promosso nel 2010, sottoscritta da personalità della cultura come Dario Fo, Piero Angela, Milena Gabanelli e Margherita Hack, oltre che da operatori, europarlamentari e associazioni internazionali.

La richiesta, ripresa nel gennaio 2012 dal Parlamento Europeo in sessione plenaria a Strasburgo con l’approvazione della Risoluzione “Strategie per migliorare l’efficienza della catena alimentare nell’UE” (che chiede di dimezzare entro il 2025 lo spreco alimentare) è diventata un appello urgente, lanciato nella giornata di oggi, congiuntamente, a Ecomondo di Rimini Fiera dal presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo, Paolo De Castro, con il presidente di Last Minute Market Andrea Segrè, coordinatore del pool nazionale antispreco istituito in queste settimane dal Ministero dell’Ambiente.

“Il 2015 dell’Expo sia anche l’anno europeo contro lo spreco alimentare: l’Italia può chiederlo e ottenerlo nel suo semestre alla presidenza europea”, hanno proposto De Castro e Segrè, in occasione del forum dedicato a “Ridurre e prevenire gli sprechi alimentari: a che punto siamo in Europa e in Italia?”, al quale hanno preso parte anche il rappresentante FAO Robert Van Otterdjik, la coordinatrice di Fusions Hilke Bos-Brouwers e il sindaco di Sasso Marconi Stefano Mazzetti.

“La crescita sostenibile segna la strada per uscire da una profonda crisi non solo economica ed ecologica, ma anche estrema nel suo impatto sociale – ha aggiunto Segrè – Occorre oggi una visione lungimirante che preveda un investimento sul futuro, prestando attenzione prima di tutto ai giovani e al lavoro. Risorse come il suolo, l’acqua e l’energia non sono infinite e neppure scarse, come sostiene più di qualcuno. Se le dobbiamo consumare, dobbiamo anche consentire la loro rigenerazione nel tempo.

A partire dal settore agroalimentare, che necessita di una transizione verso produzioni meno intensive e filiere più efficienti maingredienti alimentari anche di cittadini informati e responsabili: solo lo spreco domestico, dalle stime dell‘Osservatorio Waste Watcher, costa agli italiani 8,7 miliardi di euro, ovvero oltre mezzo punto di PIL, cioè 7,06 euro settimanali a famiglia”.

“Il Parlamento Europeo può essere un’arma formidabile – ha spiegato ancora De Castro – Il trattato di Lisbona ha dato nuove prerogative al PE in diversi settori come l’agricoltura, e per un atto legislativo della Commissione è ora necessario un processo di condecisione con voto favorevole del PE. Dobbiamo tenerne conto e sapere che il Parlamento Europeo oggi può giocare la sua partita, in questa nostra nuova epoca che è quella della scarsità. Perchè l’era dell’abbondanza e dell’invenduto è finita da un pezzo, anche se le politiche di quei tempi ancora ci condizionano spesso sul piano normativo”.

Lo spreco alimentare riguarda tutta la filiera agro-alimentare e colpisce indistintamente tutti i Paesi. L’Unione europea, con 180 kg pro-capite, e l’Italia con 149 kg pro-capite, risultano sopra la media dei Paesi sviluppati. Nei Paesi più “ricchi” la parte preponderante degli sprechi alimentari avviene a livello domestico.

In Italia, dati Last Minute Market hanno registrato che nel 2012 il 2,47% della produzione agricola è rimasta in campo, l’equivalente di 12.466.034 quintali di prodotto agricolo. Sempre nel 2012, nell’industria agroalimentare italiana, lo spreco medio ammonta al 2,6% della produzione finale totale, che porta ad uno spreco complessivo di 2.036.430 tonnellate di prodotti alimentari.

La quantificazione degli sprechi nel settore distributivo si suddivide in due target di riferimento: i mercati all’ingrosso (centri agroalimentari e mercati ortofrutticoli) e il sistema distributivo commerciale (cash&carry, ipermercati, supermercati e piccolo dettaglio).

Nei centri agroalimentari ogni anno una percentuale di ortofrutta che varia dall’1 all’1,2% viene gestita come rifiuto. In termini di peso, è stato stimato che nel 2012 in questo settore sono stati sprecati e smaltiti come rifiuto 118.317 tonnellate di prodotti ortofrutticoli. La stima per gli sprechi alimentari originati dal canale distributivo si attesta su 270.776 tonnellate, generate dai diversi attori della distribuzione.

07 novembre 2013

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