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Gli italiani più propensi ad investire su prodotti sostenibili

risparmio e cambiamenti climatici – Un risparmiatore su tre considera rilevanti i temi ambientali: il 31% è infatti disponibile ad aumentare le masse investite in prodotti finanziari attenti a questi aspetti.

A stabilirlo sono i dati che emergono dalla ricerca del Forum per la Finanza sostenibile con Bva Doxa “Risparmiatori italiani e cambiamento climatico“, presentato alla Settimana Sri 2019.

I risparmiatori sono più sensibili ai temi ambientali anche se solo uno su quattro (il 26%) sceglie prodotti di investimento sostenibile e responsabile.

Indipendentemente dal grado di sensibilità ambientale, quasi il 60% degli intervistati concorda sul fatto che le tematiche ESG non sono tenute nella giusta considerazione da parte degli operatori bancari e finanziari, benché accrescano i profitti secondo il 47% dei risparmiatori e riducano i rischi secondo il 37%.

I temi associati agli investimenti sostenibili e responsabili

I temi associati agli investimenti sostenibili e responsabili sono:
. la tutela ambientale (per il 55% dei risparmiatori);
. gli aspetti sociali (per il 30%), la governance (per l’8%);
. la dimensione finanziaria (per il 7%).

Tra coloro che hanno sottoscritto prodotti SRI (Sustainable and Responsible Investment), un risparmiatore su quattro dichiara che la presenza di politiche a supporto dell’ambiente da parte delle aziende investite è stata molto rilevante per le scelte finanziarie.

La conoscenza dell’offerta di finanza sostenibile, però, si conferma ridotta: il 43% dei risparmiatori non ha mai sentito parlare di prodotti SRI.

Propensione a sottoscrivere prodotti SRI

La diffusione degli investimenti sostenibili rimane ancora limitata: solo un risparmiatore su quattro ha sottoscritto prodotti SRI (dato stabile rispetto al 2018).
Rimane invariata anche la quota di risparmiatori che cambierebbero intermediario finanziario per avere un’offerta più ampia di prodotti SRI (57%).

Le cause principali della mancata sottoscrizione si confermano, come negli anni precedenti, la limitata conoscenza delle caratteristiche dei prodotti (citata dal 47% dei risparmiatori) e l’assenza di una pubblicità adeguata (36%); seguite da una promozione insufficiente da parte degli operatori finanziari (24%) e dei consu-lenti (19%).

Si osservano, tuttavia, segnali incoraggianti da parte della rete di vendita: rispetto al 2018, la quota di risparmiatori a cui gli operatori hanno proposto investimenti sostenibili è salita di 9 punti percentuali. Al contrario, l’informazione sulla finanza sostenibile in Italia rimane carente per il 56% degli intervistati (60% nel 2018).

Atteggiamento dei risparmiatori rispetto ai temi ambientali

Gli aspetti a cui i risparmiatori prestano maggiore attenzione sono la raccolta differenziata, l’utilizzo di lampadine a led e l’adozione di comportamenti quotidiani finalizzati a ridurre gli sprechi (più del 60% degli intervistati ha assunto comportamenti virtuosi in tal senso).

Le emergenze ambientali che preoccupano di più (citate da 1 risparmiatore su 2) sono l’aumento delle temperature e il conseguente scioglimento dei ghiacciai,insieme all’inquinamento atmosferico e marino.

Per quanto riguarda le azioni di tutela ambientale intraprese dalle aziende, le più rilevanti sono:
. l’utilizzo di fonti rinnovabili (citato dal 63% degli intervistati);
. l’adozione di modelli economici circolari e di politiche per il riciclo/riuso (citate dal 61%);
. la riduzione delle plastiche (citate dal 54%).

Rischi collegati al cambiamento climatico

Il 70% dei risparmiatori ritiene che i danni alla salute e all’incolumità delle persone costituiscano il principale rischio per l’economia collegato al cambiamento climatico. Seguono i danni alle produzioni agricole (62%) e l’aumento dei flussi migratori (45%) – possibile indicatore, quest’ultimo, di una crescente consapevolezza della correlazione tra tematiche ambientali e sociali, come evidenziato dal fenomeno dei profughi ambientali.

Per fronteggiare l’emergenza climatica, secondo un risparmiatore su due occorre inasprire le sanzioni alle aziende e introdurre pene non solo pecuniarie ma anche detentive. Il 33% degli intervistati ritiene che siano le isti-tuzioni europee le principali deputate alla prevenzione del rischio ambientale; seguite dai produttori energetici e dalle istituzioni nazionali (citati, rispettivamente, dal 18% ed dal 17% dei risparmiatori).

L’11% degli intervistati, invece, attribuisce un ruolo primario nella salvaguardia ambientale alle organizzazioni finanziarie nazionali (in particolare, banche e assicurazioni).
In questo contesto, le nuove normative e le certificazioni obbligatorie connesse agli aspetti ambientali incideranno sensibilmente sull’economia e sulla finanza secondo il 30% dei risparmiatori.
Tra i fattori produttivi e di mercato, invece, quelli che incideranno di più sono: la scarsità di materie prime, le nuove tecnologie produttive ecologiche e la crescita della domanda di prodotti «green» (elementi di forte impatto, rispettivamente, per il 32%, 30% e 26% dei risparmiatori).

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