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WWf: in 13 anni cancellata area foreste grande come California

deforestazione – Fra il 2000 e il 2018 la deforestazione ha raggiunto livelli critici, soprattutto nelle aree tropicali e sub-tropicali, dove il disboscamento è pari a due terzi della deforestazione globale.
In 13 anni è stata cancellata un’area verde grande come la California. A confermarlo sono i dati contenuti nel nuovo studio globale pubblicato dal WWF dal titolo: “Fronti di deforestazione: cause e risposte in un mondo che cambia”, che ha identificato e analizzato i 24 principali fronti di deforestazione concentrati in 29 Paesi di Asia, America Latina e Africa, aree geografiche che custodiscono una superficie forestale di 377 milioni di ettari (circa un quinto della superficie forestale totale ricompresa nei paesi delle zone tropicale e sub-tropicale).

Le foreste ridotte del 30% in 8mila anni

8.000 anni fa, circa la metà della superficie terrestre era occupata da foreste – sottolineano al Wwf -. Oggi quest’area si è ridotta al 30% e la deforestazione continua a ritmi vertiginosi, soprattutto nei luoghi che ospitano alcune delle comunità umane più vulnerabili al mondo e dove si concentra una elevata biodiversità in pericolo.

Tra il 2004 e il 2017 oltre il 10% della superficie forestale entro i confini dei 24 fronti di deforestazione è andato perduto, si tratta di circa 43 milioni di ettari (ndr, l’Italia è grande circa 30 milioni di ettari); mentre quasi la metà della foresta ancora in piedi – circa il 45% – ha subito frammentazioni. Solo nel Cerrado brasiliano, che ospita il 5% delle specie animali e vegetali del pianeta, ad esempio, i terreni sono stati rapidamente deforestati per l’allevamento del bestiame e la produzione di soia con la conseguente perdita di un terzo (il 32,8%) della sua superficie forestale tra il 2004 e il 2017.

Le cause che conducono alla cancellazione degli ecosistemi naturali

Per ognuno dei 24 fronti analizzati, il WWF ha definito e stimato l’andamento delle cause che guidano la cancellazione degli ecosistemi naturali terrestri e valutato le risposte messe in campo da governi e altri soggetti, analizzandone l’efficacia, ma ha anche evidenziato come l’influenza dei diversi fattori e attori tende a cambiare nel tempo e a variare da una regione all’altra, soprattutto a seconda dei cambiamenti politici e della domanda del mercato.

Agricoltura prima causa di deforestazione

L’agricoltura che soddisfa la domanda del mercato rimane la prima causa di deforestazione, soprattutto in America Latina e in Asia (dove predominano l’espansione delle coltivazioni arboree e dell’agricoltura legata sia alla domanda mondiale che ai mercati interni), mentre aumenta la pressione dei piccoli coltivatori, specialmente in Africa. L’estrazione del legname (sia in forma legale che illegale) ha generalmente ridotto la sua importanza come motore primario del degrado e della perdita di foreste, nonostante spesso preceda la deforestazione per altri scopi e rimanga un fattore significativo in alcuni Paesi.

La deforestazione si accompagna spesso alla crescente espansione delle reti stradali, che collegano le zone di sfruttamento a quelle adibite all’esportazione e al rifornimento dei mercati interni. Ma i fronti si espandono anche a causa della pressione delle operazioni minerarie non industriali e dell’aumento degli insediamenti umani all’interno degli ecosistemi naturali. Ulteriori pressioni sulle foreste nascono poi dall’accaparramento di terreni di proprietà pubblica, guidato dalla speculazione, approfittando delle incertezze delle proprietà e di una governance nazionale debole.

Le risposte da mettere in campo

Per “sconfiggere la deforestazione” si rileva anche l’importanza del ruolo dei cittadini. Per i responsabili del Wwf “vanno ridotti i consumi di carne e di prodotti contenenti le materie prime incriminate (come la soia e olio di palma)”.

Sul fronte politico e normativo Wwf con la campagna #Together4Forests, sostenuta da più di un milione di persone in Europa, chiede una nuova legge “per tenere i prodotti legati alla deforestazione e alla distruzione della natura fuori dal mercato europeo”.

La Ong sottolinea inoltre che “in molte aree la deforestazione è un fattore determinante nel provocare un aumento delle temperature” per questo chiede che “il blocco della deforestazione sia riconosciuto anche come strategia per la lotta al cambiamento climatico”.

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