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Natale eco compatibile: una seconda vita all’abete

ambiente e NataleL’Albero di Natale, tradizione irrinunciabile, deve essere oggetto di attenzione per non creare danni all’ambiente e rischia di rappresentare un problema se non riciclato e correttamente smaltito dopo le feste.

Il simbolo natalizio per eccellenza, l’albero di Natale, fonte di allegria e feste in famiglia, dopo aver svolto il proprio compito passa a rappresentare nella maggior parte dei casi un rifiuto di cui disfarsi.
Fermo restando ogni raccomandazione inerente l’acquisto dell’alberello e le alternative ecologiche, resta la problematica dello smaltimento dell’abete in quanto rifiuto.

Alberi maestosi e tipici di climi nordici, gli abeti rappresentano uno dei simboli più classici del Natale, capaci di portare il verde aromatico delle montagne fin dentro le nostre case: siano essi veri o artificiali, interi, cimali o semplici rami.

Vengono stimati in circa sei milioni di esemplari gli abeti e altre specie di alberi affini che verranno commercializzati nel periodo natalizio, con un giro di affari dell’ordine dei 150 milioni di euro, che, a feste concluse, contribuiscono ad alimentare notevolmente il volume dei rifiuti solidi urbani.
Per indurre un comportamento consapevole ed ecocompatibile anche nel conferimento dei rifiuti speciali e particolari quali gli alberi natalizi, l’Azienda Municipale Ambiente S.p.A. Roma ed il Corpo forestale dello Stato hanno riconfermato l’iniziativa per una corretta scelta, manutenzione e riciclo.

Giunta alla sua nona edizione, l’iniziativa si svilupperà attivamente in gennaio con la raccolta e la selezione degli abeti, ma la campagna congiunta è finalizzata non solo ad evitare l’abbandono degli alberi dopo Natale nel suolo pubblico o nei cassonetti stradali, pratica vietata e sottoposta a sanzioni pecuniarie, ma anche alla corretta scelta e alla manutenzione degli alberi.

abeteGli alberi valutati in salute ritorneranno alla natura, sono infatti, otto anni che gli alberi trovano una nuova vita negli altopiani di Arcinazzo in una zona di circa 900 metri d’altezza dove gli abeti hanno trovato un luogo ideale per crescere.
Ma c’è di più, questi abeti che hanno trovato grazie al Corpo forestale una seconda vita riescono a trovare anche una terza possibilità di riutilizzo, grazie alla donazione dei cimali alle Istituzioni pubbliche che richiedono un albero di Natale che non impatti sulla natura. Ma anche quegli alberi che non sono riusciti a superare le feste troveranno un riuso sotto forma di compost che verrà immesso nell’ambiente come concime e nei ripristini ambientali e come materiale per usi tecnici vari.

Tra il 7 ed il 13 gennaio 2014 i cittadini romani potranno consegnare il proprio albero di Natale presso uno dei 13 Centri di Raccolta AMA e le Eco-Stazioni straordinarie coinvolti nell’iniziativa.

Di seguito alcuni consigli utili per un Natale nel pieno rispetto dell’ambiente.

Prima del Natale – come sceglierlo?
Il Corpo forestale dello Stato consiglia, come di consueto, di acquistare l’albero presso un vivaio per essere sicuri di utilizzare piante provenienti da un’attività agricola di tipo vivaistico, con ritorni positivi sull’economia rurale nazionale nel caso di piante la cui origine italiana sia certificata. Gli abeti coltivati sono, infatti, contrassegnati da un tagliandino di riconoscimento che indica la denominazione del vivaio, il luogo di origine, la specie di appartenenza e l’età.

Gli abeti presenti sul mercato natalizio derivano per lo più da coltivazioni vivaistiche specializzate e solo il 10 per cento circa proviene da interventi colturali quali sfolli, diradamenti o potature indispensabili per la corretta gestione dei boschi.

Nel caso dei “cimali”, cioè degli abeti senza radici sostenuti dalla classica croce di legno, bisogna verificare, qualora non provengano da produzioni vivaistiche dedicate, che siano il frutto di diradamenti forestali autorizzati. Un’alternativa ai classici abeti rossi e bianchi, sempre più spesso provenienti dall’estero, è rappresentata dal ricorso a specie sempreverdi più tipiche del Mediterraneo che meglio si adattano ai nostri ambienti. È il caso di aghifoglie quali il cipresso o il ginepro e di latifoglie come l’alloro, il corbezzolo, il bosso o gli agrumi, che meglio tollerano i nostri climi e gli stress, si adattano con facilità alla piantagione finale e tollerano potature tali da farli assomigliare ai più classici abeti.

Perché tradizione può fare rima con innovazione. Un’ultima possibilità, infine, è rappresentata dal cosiddetto “albero di Natale ecologico”: un ramo caduto addobbato con elementi naturali quali pigne, gusci, sassi, conchiglie o foglie secche, da restituire all’ambiente a feste finite.

Durante il Natale – come accudirlo?
La vita degli alberi di Natale, una volta entrati nelle nostre case, spesso non è semplice. Per facilitarla bisognerebbe evitare di addobbarli eccessivamente, di disturbare le loro radici rompendo il pane di terra o di sottoporli a temperature troppo alte o alla presenza di aria troppo secca.

abete addobbato2È consigliabile, quindi, evitare addobbi pesanti per non spezzare i rami e non usare sostanze decorative che intacchino la superficie delle foglie quali la neve artificiale o gli spray coloranti. Nel loro periodo casalingo le radici della pianta vanno invasate e vanno mantenute costantemente umide evitando però i ristagni, mentre gli alberi senza radici vanno riposti in recipienti pieni di acqua tiepida per farli durare più a lungo. È necessario, infine, sistemare le piante in un luogo luminoso, fresco, lontano da qualsiasi fonte di calore quali caloriferi, stufe o caminetti ed al riparo da correnti d’aria.

Dopo il Natale – come restituirlo all’ambiente?
Finito il Natale, gli abeti con le radici ed ancora vivi possono andare all’esterno, su balconi o giardini, ricordando comunque che si tratta di piante che possono raggiungere anche i 20 metri e che per sopravvivere necessitano di condizioni climatiche adatte, in genere molto fresche. Gli abeti sono, infatti, specie di montagna di norma incapaci di sopravvivere in climi caldi, estranee agli ecosistemi mediterranei, che se inserite in tali contesti possono facilmente soffrire e morire.

L’abete rosso, ad esempio, è un albero spontaneo che cresce solo sull’arco alpino e in alcuni tratti dell’Appennino e piantarlo fuori da queste zone potrebbe anche rappresentare una sorta di inquinamento genetico. Nel caso in cui non si abbia la possibilità di mettere a dimora l’albero si consiglia di piantarlo in vaso, porlo in un angolo fresco del giardino o del balcone e riutilizzarlo con cura per più anni.

Come ultima alternativa l’albero di Natale, vivo o morto, potrà essere consegnato nei centri di raccolta indicati dai vivaisti o dai Comuni o, per quel che riguarda Roma, dai centri appositamente attrezzati dall’AMA. Le piante non più vitali verranno riutilizzate riciclandole per la produzione di compost ecosostenibile da giardino, mentre quelle ancora vive troveranno posto in parchi, giardini o aree scelte quali l’ex vivaio forestale di Arcinazzo Romano, gestite dal Corpo forestale dello Stato.
Tutto questo per assicurare una seconda o – perché no? – addirittura una terza vita al nostro albero di Natale.

09 dicembre 2013

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