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Cambia industria rifiuti, i dettagli nel report WAS-Waste Strategy 2015

rifiuti L’immaginario collettivo è ancora fermo alle emergenze rifiuti, ma la realtà è diversa e sta cambiando. Le imprese crescono, investono e migliorano i risultati.
La raccolta dell’organico ha fatto boom, superando la media generale di raccolta nelle nostre città: il 55% contro il 45,2% a cui è faticosamente arrivata la differenziata. Anche dal Sud Italia, da sempre considerata maglia nera nella gestione dei rifiuti giungono segnali di nuovo dinamismo.
Ma se le emergenze non fanno più rumore, è in atto un cambiamento silenzioso e lento ma non per questo meno importante sulla strada dell’economia circolare.

I dettagli decisamente interessanti emergono dall’Annual Report WAS-Waste Strategy 2015 “Trasformazione dell’industria italiana del waste management” elaborato dalla società Althesys e presentato oggi a Roma durante l’iniziativa “Meno rifiuti, più idee”.

A confrontarsi su queste ultime, dopo la presentazione del Rapporto dell’Ad di Althesys Alessandro Marangoni e l’intervento del direttore di Ispra Stefano Laporta, un parterre formato da protagonisti del settore ed esponenti del Parlamento e della politica: Andrea Bianchi, Confindustria; Monica Cerroni, Fise‐Assoambiente; Chiara Braga, Responsabile Ambiente PD; Antonio Bonomo, A2A; Alessandro Casale, Asja Ambiente; Claudio Galli, Herambiente; Salvatore Micillo, deputato 5 Stelle; Filippo Bernocchi, Anci; Filippo Brandolini, Utilitalia; Giovanni Chinosi, Iren; Gianfranco Grandaliano, Amiu Puglia; Roberto Sancinelli, Montello spa; Stefano Vaccari, relatore al Senato del Collegato ambientale.cassonetti raccolta differenziata2

Una fotografia approfondita e articolata, che non fornisce solo cifre e dati sul sempre aperto dossier rifiuti ma suggerisce politiche di sostegno all’industria di gestione, quella del Rapporto WAS 2015. I rifiuti urbani aumentano – di poco – nonostante la crisi. La raccolta differenziata è ferma a 20 punti percentuali sotto l’obiettivo di legge, ma diminuisce il ricorso alla discarica (ci finisce solo un rifiuto su tre di quelli prodotti dalle famiglie italiane) mentre aumentano il recupero di materia e iI compostaggio.

E, se si riuscisse ad aumentare il circuito virtuoso della raccolta dell’umido fino a spingerlo da qui al 2020 a quota 72,5%, con gli scarti della cucina si potrebbe finalmente far partire la filiera del biometano.
Anzi, si potrebbe innescare il più formidabile esempio di economia circolare: grazie a questo sforzo di raccolta dell’umido si potrebbero far marciare a biometano le nostre auto (in primis la flotta degli automezzi della nettezza urbana), riducendo le emissioni.

Oggi si raccoglie in maniera differenziata il 55% dei rifiuti organici che finiscono nel bidone della spazzatura, 5,7 milioni di tonnellate. L’80% circa, 4,4 milioni di tonnellate, viene trasformato in compost, mentre alla produzione di biogas va meno di un decimo dell’organico intercettato, 450 mila tonnellate. Ma per raggiungere gli obiettivi di raccolta differenziata dei rifiuti urbani occorre aumentare la quota di frazione organica sottratta allo smaltimento: se si arrivasse a raccogliere il 72,5% dei rifiuti bio prodotti dalle famiglie italiane, da qui al 2020 potrebbe svilupparsi una vera e propria filiera di produzione del biometano. Uno scenario con importanti ricadute occupazionali ed economiche, un sostegno alla diminuzione della dipendenza dalle fonti fossili. Il rapporto WAS indica infatti benefici valutabili, a livello economico, in oltre 1,3 miliardi di euro.

Il settore della gestione dei rifiuti urbani è dinamico, con 32 operazioni di finanza straordinaria nel 2014, per 1,2 miliardi di fatturato coinvolto. Althesys prospetta scenari di consolidamento del settore con una proiezione di quasi il 50% del settore in mano ai compost organico scartiprimi 20 operatori. Quindi aziende più grandi e robuste con maggiori economie di scala, efficienza e capacità di investire per migliorare il servizio ai cittadini.

Ma la vera sorpresa sono i rifiuti prodotti dalle aziende: la gestione dei cosiddetti speciali (una quantità circa quattro volte e mezzo quella degli urbani), che pare funzionare meglio di quanto non si creda. Non solo: sempre nel 2013 il calo della produzione è avvenuto a un tasso superiore rispetto a quello del PIL e della produzione industriale. Di fatto, tra il 2008 e il 2013 il settore dei rifiuti speciali ha visto un incremento del recupero di materia di oltre il 10%: dal 61,3% al 71,9%.

Minore, rispetto agli urbani, il ricorso alla discarica e alle altre forme di smaltimento (25,5%), mentre è residuale il ruolo dell’incenerimento (2,6%). Insomma il grande mare dei rifiuti speciali si sta spostando verso l’economia circolare. E rappresenta un contributo importante all’economia e all’occupazione con una miriade di piccole e medie imprese. Un comparto con un fatturato di oltre 14 miliardi di euro e oltre 1.300 aziende nel solo segmento del trattamento dei rifiuti.

Di pari passo l’evoluzione dell’industria utilizzatrice dei servizi di waste management. Il focus sui settori energia e food del WAS Report mostra su un campione delle prime 10 aziende di ciascun settore percentuali di recupero dei rifiuti tra il 75 e il 91%.

“Ma – avverte Alessandro Marangoni, AD di Althesys presentando il Rapporto – su questo si registra un ritardo di norme e politiche: l’Unione Europea ripresenterà la direttiva sull’economia circolare solo alla fine del 2015, dopo un ripensamento durato un anno. Mentre a livello italiano, il quadro normativo rimane troppo complesso e frammentato”.

Per dare organicità alla regolazione del settore è arrivato il momento di istituire un’Autorità indipendente anchcassonetti rifiutie per i rifiuti. “Esattamente come avvenuto in altri comparti dei servizi pubblici locali – sottolinea Marangoni – l’istituzione di un regolatore indipendente può fornire la stabilità e la certezza delle regole di cui gli operatori necessitano, rilanciando gli investimenti e favorendo così l’industrializzazione del settore”.

L’Autorità, “oltre ad avere competenze in materia di definizione degli schemi di gara per l’affidamento del servizio di igiene urbana dovrebbe definire costi e livelli di qualità standard, stabilire i criteri di assimilazione dei rifiuti speciali agli urbani e occuparsi della regolazione della capacità impiantistica”.

Un ulteriore ruolo per il nuovo soggetto è quello di indirizzo verso l’implementazione su tutto il territorio nazionale di un sistema di tariffa puntuale, che incentivi i cittadini a incrementare la raccolta differenziata, così da superare l’attuale sistema di tassazione sui rifiuti che permette la sopravvivenza di numerose realtà inefficienti, a danno degli utenti che pagano per un disservizio.

25 novembre 2015

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