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In Italia tocca quota 505 il numero di Comuni ‘rifiuti free’

raccolta differenziata – E’ sempre più numerosa la presenza di Comuni ‘rifiuti free’ nel nostro paese.
I Comuni dove la raccolta differenziata funziona nella maniera più corretta quest’anno hanno toccato quota 505, lo scorso anno erano 486.

Parliamo di realtà importanti dove ogni cittadino produce, al massimo, 75 chili di secco residuo all’anno, ovvero di rifiuti indifferenziati avviati a smaltimento.

I dati sono quelli contenuti nel XXV rapporto Comuni Ricicloni di Legambiente, presentato a Roma in occasione della seconda giornata dell’’EcoForum l’economia circolare dei rifiuti’, che si è conclusa con la premiazione delle comunità locali, degli amministratori e delle esperienze che hanno ottenuto i migliori risultati nella gestione dei rifiuti urbani.

Il XXV rapporto Comuni Ricicloni di Legambiente

Nel rapporto, in positivo, va segnalato l’aumento dei Comuni rifiuti free al Sud: erano 43 (pari al 10%) lo scorso anno e oggi sono 76 (15%); il Centro si conferma sostanzialmente stabile (passando da 38 a 43 Comuni e cioè dall’8% al 9%) con qualche avanzamento dovuto al successo del porta a porta in Toscana, mentre il numero dei Comuni virtuosi diminuisce del 6% al Nord tra Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige che pur perdendo 26 comuni e con un leggero aumento della produzione di rifiuti indifferenziati, rimangono comunque le regioni col maggior numero di virtuosi.

Al Nord migliora solo la Lombardia che aggiunge altri 11 comuni ai 90 all’anno precedente, mentre a livello nazionale l’aumento più significativo di comuni virtuosi è in Basilicata dove la percentuale dei Comuni Rifiuti Free sul totale passa dall’1,5% all’8%. Le città di Treviso, Pordenone e Trento si riconfermano, come lo scorso anno, in testa ai capoluoghi di provincia, così come, ancora una volta, il Nord-Est si dimostra quale area geografica più efficiente in tema di gestione virtuosa dei rifiuti urbani.

Su 505 comuni a bassa produzione di secco residuo, ben 264 appartengono infatti a quest’area in cui, non a caso, la raccolta e la gestione dei rifiuti sono basate, quasi totalmente, su sistemi consortili con una raccolta organizzata esclusivamente con il sistema porta a porta.

La realtà dei consorzi

Dalla stessa area i consorzi che riempiono le prime posizioni della classifica dedicata, dove va segnalata Mantova Ambiente (Lombardia) che ha scalato pian piano la classifica fino ad arrivare all’attuale terza posizione, dietro ai noti Priula e Bacino Sinistra Piave, entrambi della provincia di Treviso.

Gli utenti complessivamente serviti dai primi tre consorzi nella classifica “Consorzi oltre i 100mila abitanti”, superano il milione di abitanti. Invariata rispetto allo scorso anno nelle prime tre posizioni, la classifica dei “Consorzi sotto i 100mila abitanti”, dove ancora una volta i trentini AMNU, ASIA e Fiemme Servizi si dimostrano i più efficienti nel servire i loro circa 173mila utenti complessivi.

I Comuni rifiuti free che superano i 15mila abitanti sono 50, comprendendo anche comuni di una certa dimensione, come Carpi (quasi 73mila abitanti) ed Empoli (52mila abitanti), a testimonianza del fatto che dove esistono politiche di buona gestione dei rifiuti, si possono raggiungere risultati estremamente soddisfacenti.

Il parere di Legambiente

Secondo il direttore generale di Legambiente Giorgio Zampetti, “il ruolo dei Comuni nel portare l’attuale sistema di gestione dei rifiuti sempre di più verso l’economia circolare è fondamentale.

Le amministrazioni locali sono le uniche in grado di indirizzare i propri concittadini verso pratiche virtuose di prevenzione, raccolta e riciclo”.

E’ importante però, aggiunge Zampetti, “che siano inserite in un contesto di normative regionali e nazionali e di piani d’ambito che sostengano questa direzione, prevedendo gli strumenti necessari come la tariffazione puntuale, sistemi di premialità per sfavorire il conferimento in discarica e incentivare il recupero di materia, la raccolta porta a porta e serie politiche di riduzione della produzione dei rifiuti”.

Al tempo stesso, conclude il direttore generale di Legambiente, “gli amministratori possono, attraverso scelte consapevoli e obbligatorie (come il Green Public Procurement), incidere in maniera significativa sulla diffusione dei ri-prodotti e nello sviluppo di una vera e propria economia circolare, scelta ancora più urgente vista anche la chiusura del mercato cinese all’importazione dei rifiuti”.

Obiettivo ‘Comuni rifiuti free’

L’obiettivo ‘Comuni rifiuti free’ non può prescindere dall’insieme delle buone politiche di prevenzione, da un buon sistema di impianti di riciclo per il recupero di materia e da un sistema di raccolta porta a porta efficace come da una tariffazione puntuale.

Possiamo dire che optare per la tariffa paga, in tutti i sensi. Sono infatti 260 i comuni rifiuti free che hanno adottato un sistema di tariffazione puntuale e 101 quelli che hanno introdotto la tariffa normalizzata, con notevoli benefici ambientali e sociali ma anche per le tasche dei contribuenti.

Nel corso degli anni gli obiettivi della classifica di Comuni Ricicloni sono diventati sempre più stringenti adeguandosi al panorama della gestione dei rifiuti in Italia che è mutato molto dalle prime raccolte stradali dedicate alle frazioni ed agli imballaggi principali, fino ad arrivare ai giorni nostri con l’intercettazione di rifiuti “complessi” porta a porta e un target minimo del 65% in vigore già dal 2012 nel nostro Paese.

La valutazione della giuria

La Giuria del concorso, composta da Legambiente, dai Consorzi di filiera e dai principali attori del settore, ha di volta in volta modificato i criteri di valutazione dei vincitori per poter fornire ai Comuni uno stimolo a raggiungere risultati sempre più ambiziosi. A pesare sulla classifica non sono più (da tre anni) solo i livelli di raccolta differenziata raggiunti (criterio minimo per entrare nella valutazione è il raggiungimento del 65% di Rd) ma anche le politiche di riduzione della quantità di rifiuto destinata a smaltimento.

Il nuovo pacchetto europeo sull’economia circolare pone, tra i suoi obiettivi, il riciclo del 70% degli imballaggi entro il 2030 e del 65% dei rifiuti urbani (al 2035) e, alla stessa scadenza, un massimo del 10% di rifiuti che possono essere smaltiti in discarica. Da questo presupposto è nata quindi l’esigenza di porre come obiettivo minimo per entrare a far parte dei Comuni Rifiuti Free di Legambiente la soglia di produzione di 75 Kg/ab/anno di secco residuo prodotto (che comprende il secco residuo e la parte di ingombranti non riciclata).

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