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Stop alle microfibre: per il mare ogni lavaggio è una tortura

#StopMicrofibreMarevivo, dopo l’interessante risultato che ha permesso di mettere al bando le microplastiche nei cosmetici, lancia ora #StopMicrofibre, una nuova campagna dedicata alla sensibilizzazione sul problema delle microplastiche rilasciate dai tessuti sintetici in lavatrice.

L’iniziativa, realizzata per l’associazione ambientalista dall’agenzia Metaphora gruppo Alphaomega, mette l’accento sulle microfibre.
Questi invisibili inquinanti sono ormai ovunque.
Al primo posto troviamo i frammenti liberati dai tessuti, tra i più diffusi nell’ambiente marino.

Un carico in lavatrice produce milioni di microfibre

Un solo carico in lavatrice, infatti, produce milioni di microfibre di dimensioni inferiori ai 5 mm che si riversano in mare dove vengono ingerite dagli organismi marini, entrando così nella catena alimentare.

Il 40% delle microfibre non viene trattenuto dagli impianti di trattamento e finisce nell’ambiente. Una città come Berlino, ad esempio, ne rilascia ogni giorno una quantità equivalente a 540.000 buste di plastica.

L’acrilico fra i tessuti peggiori

L’acrilico, nello specifico, è uno dei tessuti peggiori, cinque volte in più del tessuto misto cotone-poliestere, come rileva lo studio “Evaluation of microplastic release caused by textile washing processes of synthetic fabrics” De Falco,F., et al., pubblicato su Environmental Pollution (2017) secondo cui un solo carico di 5 kg di materiale in poliestere produce tra i 6 e i 17,7 milioni di microfibre.

Le microfibre si trovano sempre più spesso negli organismi filtratori acquatici come mitili e ostriche, ma anche nello stomaco di pesci ed uccelli marini, nei sedimenti, nel sale da cucina e nell’acqua in bottiglia.

Tra l’altro una volta entrati nell’ecosistema marino, i microframmenti nocivi iniziano ad assorbire sostanze inquinanti e tossiche e vengono ingeriti dagli organismi che li scambiano per cibo.
Inoltre si accumulano nei tessuti in concentrazioni sempre crescenti via via che si sale nella catena alimentare (bioaccumulo o biomagnificazioni) fino a raggiungere potenzialmente l’uomo.

Indispensabile investire in ricerca e innovazione nel settore tessile

È indispensabile investire sulla ricerca e l’innovazione del settore tessile e migliorare il trattamento delle acque reflue – spiega il team di Marevivo – Chiediamo alle aziende di progettare sistemi di filtraggio più efficaci per lavatrici e, a tutti, di ridurre quanto più possibile gli acquisti, di riciclare e riusare”.

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